mercoledì 14 settembre 2011

CHIARIMENTI: N° 2, riguardo alla scelta della Casa Editrice


Sono un autore ascolano. Ascoli è un luogo strano, siamo soliti criticare, anche a ragione, la nostra città, ma il fatto che tutti lo facciamo lascia pensare, altre ci si fa trasportare da campanilismi un po' superficiali. Sono ridicole tutte le prese di posizione aprioristiche rispetto all'amore-odio per un posto, specie quello natale. Uno nasce dove nasce e per forza di cose si affeziona e appartiene alla sua città più che al resto del mondo, così pure è vero che questo legame fa sì che ci si creda "in diritto" di accampare pretese, sentirci scontenti o frustrati da aspettative irrealizzate. È un errore assumere tale atteggiamento a meno che non si lavori solo per amore del miglioramento, sempre possibile. Ascoli è come tutti i posti della terra probabilmente, e la sua gente anche lo è, nonostante le proprie caratteristiche tipiche, un suo spirito peculiare, magari non sempre nobile. Ho voluto pubblicare (lo ho scelto con convinzione) con un editore ascolano perché sono dell'opinione che qui dove vivo ci siano tante realtà e tante persone capaci e intraprendenti, oltre che preparate, che meriterebbero maggior appoggio. Dalla mia limitata esperienza posso dire di aver conosciuto musicisti locali, persone di cultura, esperti di antichità, storia, letterati, di gran caratura, del tutto sconosciuti a una cittadinanza spesso distratta e poco critica. Solo in musica, l'arte che amo maggiormente, basti pensare che sono uscite perle underground come Jotenheim o Battle Ram, così come è della zona il maggior esperto mondiale di Grind Core e Noise Core e gli esempi potrebbero moltplicarsi. Su questo forse si dovrebbe lavorare: gli ascolani dovrebbero imparare ad apprezzare e conoscere le persone inquiete e magari meno conformiste che nascono sul loro suolo, usufruire di ciò che di buono propongono e apportano.
Avevo contatti ed avrei avuto la possibilità di rivolgermi a piccole case editrici di altre città italiane, avevo, per ragioni valide, escluso di presentarmi alle grandi. Alla fine ho ottenuto quello che preferivo, un contatto con un'impresa del posto e devo dire che lavorare con Domenico e con i suoi collaboratori (Simona in primis) è stato più che soddisfaciente.
La scelta di piccole realtà editoriali assume oggi tratti di eticità. Il mercato del libro (senza voler scomodare la "letteratura") è in mano a pochi plutocrati (come il resto d'Italia) che tiranneggiando condizionano il panorama e impongono i prodotti che vogliono. Si tratta solo di sfornare lorde quantità di prodotti commerciali per realizzare un profitto.
Il testo che proponiamo, la casa editrice Capponi ed io, è un prodotto artigianale invece, legato ad una tradizione quasi "manuale" della creatività, che di sicuro sarà apprezzato da un lettore attento.
Oggi non è comunque possibile evitare di entrare nei gangli serrati e freddi del mercato. La situazione è così univocamente drammatica da non permettere a nessuno di avere spazi autonomi. Dopo una ponderata disamina delle realtà editoriali, evitando qui di tediare con un resoconto esteso, posso dire che intraprendere una strada per evitare di beneficiare certi soggetti (o, più verosimilmente, limitarne il beneficio) è oltre che la corretta "scelta etica", anche una "scelta epica". Come in tanti altri ambiti è inevitabile che del lavoro di uni si beneficino altri, persone che non hanno apportato nulla, che campano in virtù del loro arrogante gigantismo.
In un'ottica umana questo modo di procedere si chiama parassitismo. Siamo spesso in mano a parassiti, lottare contro di loro, cercare di affermare puntigliosamente, e realizzare in concreto, il principio per il quale a ciascuno spetta un beneficio a seconda solo dello sforzo realizzato è una missione che ogni uomo che voglia definirsi tale deve oggi compiere.

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